Tra la gente che non sogna: una lettura queer di "Tu sei il mattino" di Lucio Corsi
- Valeria Sammaruca
- 8 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Ci sono canzoni che sembrano scritte con l'inchiostro dell'inconscio collettivo. Tu sei il mattino di Lucio Corsi è una di queste. Apparentemente una ballata onirica sull'amore e la scoperta di sé, questo brano si apre a molteplici livelli di lettura, uno dei quali – tra i più intensi e profondi – è quello dell'amore vissuto fuori dai binari convenzionali, come esperienza di rivelazione e verità.
Fin dai primi versi, la canzone assume i toni di un racconto iniziatico:
"Sono nato a mezzogiorno, tra le braccia di mia madre
Con lo stesso nome di mio nonno che non mi ha visto cantare
Poi nell'arco di un secondo mi legavo già le scarpe
Sembrava facile cambiare il mondo seduto in fondo alla classe"
La nascita, l'infanzia, le illusioni adolescenziali: tutto scorre con leggerezza, fino a una svolta chiave:
"Lei mi portò nel bagno delle femmine e vidi il paradiso"
Questa frase, apparentemente un ricordo di un primo incontro romantico, può essere letta anche in modo più simbolico. La "lei" potrebbe essere una figura che introduce a un altrove, che sposta il protagonista fuori dalle categorie abituali, portandolo in un luogo "proibito", altro, rivelatore. Il bagno delle femmine diventa il simbolo di un passaggio di confine, e ciò che vi accade non è tanto un atto sessuale, quanto una visione, una rivelazione: il "paradiso".
Il vero centro emotivo e simbolico del brano, però, si rivela nel ritornello:
"Tu sei il mattino, una porta su Marte
Sei il mio cuscino dalla giusta parte
Fu amore per la prima volta Io e te tra la gente che non sogna"
Qui le immagini si fanno evocative e potenti. Il mattino è simbolo di rinascita, di qualcosa che sorge e rischiara. Una porta su Marte è una soglia verso il diverso, l'ignoto, ma anche verso un pianeta simbolo del maschile, della forza, della passione. L'amato, in questa lettura, è un uomo. E il fatto che venga definito "una porta su Marte" suggerisce l'accesso a un amore diverso da quelli conosciuti, a una nuova identità.
Il "cuscino dalla giusta parte" è un'immagine quotidiana, tenera, quasi domestica, ma fortemente simbolica: rappresenta la pace trovata nell'altro, la scoperta che quella è la parte giusta del letto, della vita, del sentire. C'è qui tutta la delicatezza e l'intimità di un amore finalmente autentico.
E poi, il verso più commovente:
"Io e te tra la gente che non sogna"
Questo verso scava a fondo. Parla dell'amore come spazio di resistenza poetica, di differenza. In un mondo spento, "senza sogno", l'amore diventa atto di libertà e verità. Se l'amore è tra due persone dello stesso genere, allora questa frase è anche un'affermazione di identità: "noi amiamo davvero, in un mondo che ha dimenticato come si fa".
Verso la fine, la canzone si fa ancora più intensa e segreta:
"Tolse le orecchie dei libri per non farci trovare Mantieni il segreto
E poi si tolse i vestiti e non sembrava la realtà
Però...era tutto vero"
Qui il "mantieni il segreto" dice tutto. L'amore narrato non può essere vissuto apertamente. Eppure è reale, è vero. C'è un velo di clandestinità, di pudore, ma anche la forza struggente di un amore che non ha bisogno di giustificazioni.
Lucio Corsi ci regala così un piccolo gioiello queer, che parla dell'amore non detto, della tenerezza del nascosto, della verità che emerge nonostante tutto. Tu sei il mattino non è solo una canzone: è un rito di passaggio, un sogno lucido, una dichiarazione silenziosa.
Ed è proprio questa sua delicatezza nel non nominare mai esplicitamente, che lo rende ancora più potente. Perché a volte, le cose più vere si dicono solo in poesia.
di Valeria Sammaruca
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